Tutto come prima

L’altra sera ero depresso, poi mi sono incazzato.

Quando qualcosa mi butta giù, di solito faccio passare un po’ di tempo, accetto quello che sto provando e pian piano mi recupero da solo.

Altre volte invece mi devo incazzare per sopravvivere.

L’altro giorno mi sono depresso (e poi incazzato) perché ho avuto la conferma che quello che avevo previsto si sta rivelando vero, giorno dopo giorno. Non che ci volesse molto a vedere come sarebbe andata a finire, ma qualcuno si era coperto (o aveva tentato di coprirci) gli occhi di fette di salame rosa.

A me il salame piace alla griglia e con la polenta, gli occhi li tengo bene aperti e quello che vedo accadere adesso è proprio quello per cui speravo così tanto di sbagliarmi.

Non è cambiato niente.

Dopo l’ennesima conferma non mi sono più potuto rifiutare di accettare la realtà.

Tutti i blablabla durante la quarantena. Tutti i buoni propositi, le parole, i proclami, le intenzioni. Non è stato altro che un raccontarsela, come fosse il 1 gennaio di un anno qualsiasi e ti stessi segnando i propositi per i prossimi 365 giorni.

Inutili.

Saremo più rispettosi dell’ambiente! Apprezzeremo di più le piccole cose, le persone, la vita semplice, la Natura, la Vita! Usciremo da questo periodo più saggi! Chi esce dalla tempesta non è lo stesso che ci è entrato! Che bella la lentezza! L’Amore! La Resilienza!

I miei coglioni.

Se ne potevano già vedere le avvisaglie, anche durante questo periodo. Dei vari VIP, influencer e artisti, chi ha veramente deciso di fare quello che predicava, e cioè prendere il tempo concesso in più per riflettere davvero sul suo ruolo, sulla sua vita, faceva notizia. Gli altri, tutti a fare, mostrare, webinareggiare, tirar fuori le tette su Instagram, fare di tutto per farsi vedere, per ricordarti che esistevano ancora, che non erano spariti.

Sia mai che mi renda conto che anche se non vedo più la tua faccia (o le tue tette) sto bene lo stesso, se anche non ascolto più ogni parola che dici sopravvivo comunque, se anche non acquisto il tuo corso, il tuo prodotto, il tuo importantisssssssimo braaand, la mia vita non ne è minimamente intaccata.

E noi a starci dietro anche, come tutto questo fosse davvero importante, mentre non lo è mai stato.

Ci si potrebbe aprire un capitolo a parte, sul fatto che gli imprenditori dovevano inventarsi qualcosa per restare in piedi, per mantenere operative le aziende, per continuare a dare da mangiare a chi lavora.

Solo che non è questo il punto.

Tutto vero, certo, la gente si è dovuta inventare (e dovrà farlo ancora) mille cose per poter sopravvivere, per poter continuare a fare impresa, per poter continuare a far girare l’economia.

Ma.

Ma questa era la nostra OCCASIONE. Era la nostra opportunità di cambiare tutto, di ridefinire qual era il nostro posto, la nostra vita, il nostro sistema come società, come esseri umani.

E ce la stiamo perdendo.

Ce la stiamo lasciando scorrere tra le dita, per correre come indemoniati dietro a quello che era prima della pandemia, prima della quarantena.

Prima.

Come se prima fossimo stati felici.

Come se prima fosse stato tutto così bello, così eccitante, così Vivo.

Il Prima, e stiamo parlando di tre mesi fa, non è una terra mitica dove la vita era un paradiso e il mondo un parco giochi.

Prima era quando la Terra stava prendendo fuoco, quando Paesi interi stavano morendo di fame, quando l’acqua iniziava a scarseggiare per popolazioni che erano già sfortunate, quando il Terzo Mondo veniva sfruttato a sangue per far godere al Primo Mondo di tutte le sue comodità. Quando il cambiamento climatico veniva ignorato sistematicamente per accumulare più soldi, più potere, quando gli oceani stavano soffocando nella nostra immondizia, e il resto del pianeta nelle nostre emissioni.

Oppure, per stare più vicini al concreto.

Prima era quando ti fottevi lo stipendio in cose utili solo ad aumentare la tua autostima, quando dovevi correre ogni giorno come un deficiente per arrivare a fine mese, quando dovevi fare un lavoro che non ti piaceva, oppure diventare matto ed essere sfruttato per poterne fare uno un po’ più decente.

Prima erano gli aperitivi, gli apericena, le cene, i vestiti per fare il figo, i selfie mentre eri in qualche posto da VIP, la continua ricerca di apprezzamento degli altri, e in finale il vuoto della tua anima quando tutto questo non ti lasciava nulla dentro.

Prima erano i politici che ti fottevano, la burocrazia che ti fotteva, il Sistema che ti fotteva.

Indovina un po’? Non è cambiato un cazzo.

È a questo che stiamo correndo incontro con così tanta premura, spaventati da quel cambiamento epocale che abbiamo dovuto subire. Non riusciamo a pensare di fare il passo successivo, guardarci davvero negli occhi e dire:

Prima era un merda. Io non ci voglio tornare a Prima. Io voglio cambiare, voglio poter vivere in un modo che abbia davvero senso, e che non sia solo una continua rincorsa ai soldi, verso l’unico risultato di precipitarci tutti verso il baratro dell’estinzione. Voglio avere il Tempo per godermi questi pochi anni che passo qui, la possibilità di trovare un mio significato a questa esistenza e una società che non promuova sempre mors tua, vita mea.”

Ma non lo facciamo, non lo diciamo.

Ci facciamo rimbecillire dalle solite idiozie che ci propinano e l’unico sogno che ci è rimasto è poter tornare al bar a mangiarci un tramezzino e berci una birra.

Ecco, ora puoi averli, contento? È questo che rende la tua vita completa?

Lascio un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *