Sei nato in un tempo che non è il tuo. Sei nato in un tempo che vuole che tu sia fatto in una certa maniera, vuole che ti comporti in una certa maniera, vuole che pensi in una certa maniera.
Ma tu non sei, non ti comporti, e non pensi come dovresti.
Tu sei ciò che sei, e questo significa prima di tutto una cosa: tu sei un uomo.
Questa epoca richiederebbe che il maschio fosse un essere sensibile, pronto ad aprirsi e ad esprimere i propri sentimenti, ad essere affettuoso. Ti sei perso qualcosa per strada, probabilmente, perché sei rimasto ad un’altra idea di quello che dovrebbe essere un uomo e cioè l’espressione vivente della virilità. In latino lo si chiama vir, parola che significa allo stesso tempo maschio, marito ed eroe. Questo è l’ideale, quello che sei e che punti ad essere.
Clint “Ispettore Callaghan” Eastwood, non Edward “Twilight” Cullen.
Se devi esprimere qualcosa, lo esprimi con i fatti. E questo non significa limonare in pubblico. Significa essere la roccia della tua donna, da cui lei può ricevere sostegno e protezione. Significa essere un amico quando i tuoi amici ne hanno bisogno. Significa non prestare più di tanto attenzione alle parole, ma a quello che poi ciascuno fa.
E’ vero, non sei affettuoso. E’ vero, sembri anche freddo. Ma è vero anche che per un tuo amico o per la tua donna tu fai tutto quello che puoi.
Se poi ti dicono che sei freddo perché non ti perdi in paranoie non capisci se dovrebbe essere un insulto. No, non ti fai intrappolare da paure e ansie. No, non stai a rimuginare sulle cose anche di notte. Sei un essere fortemente razionale e come tale pensi e rifletti, ma non rendi la tua capacità di pensiero una via verso l’autolesionismo. La ragione è quella cosa che ci ha portato dall’essere scimmie all’essere quello che siamo ora. E’ uno strumento che si applica a migliorare la situazione in cui ci si trova. Le paranoie sono invece quelle che non ti portano da nessuna parte, non migliorano niente, ma ti fanno comunque sentire uno schifo. No, grazie, sto bene lo stesso. E’ una colpa?
Gli altri a volte non apprezzano che non perdi mai la calma, almeno finché non si crea una situazione di emergenza. Lì, finalmente capiscono quanto utile sia, mentre si agitano, urlano e corrono in giro come galline decapitate.
Sei un uomo, quindi non ti vesti da hipster, non ti vesti da metrosexual, non ti fai i risvolti ai pantaloni. Non ti interessa, in verità, di come ti vesti. Questo non significa essere uno straccione, ma evitare come la peste anche il solo pensiero di una moda. Se camicia e jeans sono andati bene per la laurea vuol dire che possono andare bene per qualsiasi cosa.
E a proposito di tendenze: non hai la barba incolta perché fa fashion, ma perché non hai tempo e voglia di sistemarti. Fottuti hipster, ti trovi ad avere la faccia che va di moda anche se non vuoi.
Non segui ciò che sta alla base di questa società, e cioè il compra e spendi che sembra sia l’unica maniera di poter mandare avanti il mondo. E ti ritrovi a chiederti sempre più spesso perché così pochi si accorgono di non essere nati solo per lavorare, consumare, procreare, morire.
Ti ritrovi anche a chiederti perché dovresti volere passare i tuoi momenti liberi in mezzo ad assembramenti di persone schiacciate l’una addosso all’altra, ad urlarsi nelle orecchie per sentirsi. Sembra però che sia il passatempo nazionale, e non solo per andare a dei concerti metal, unico motivo per cui potresti adattarti a tale sorte.
Non hai paura della solitudine, hai paura solo della paura. E di non essere forte abbastanza. Devi esserlo, perché la tua volontà deve piegare il mondo.
Non credi ai politici, non credi agli avvocati, non credi ai preti. A volte non credi nemmeno a te stesso. Sai di avere lati ciechi di cui non ti rendi conto, in quel che vedi e in quel che capisci, e per questo sai che devi dubitare di ogni certezza e di ogni verità che ti viene propinata.
Anche se non credi nelle smancerie credi nell’amicizia e credi nell’amore. Credi nell’onestà e nella dignità, e ti fa schifo vedere a cosa uno può essere disposto per i soldi o il successo. O per la gnocca.
Scrivi, ma non sei un “artistoide del menga” (cit.). Anche perché non riesci a considerare serio nessun lavoro (in particolare il tuo) se non include il fatto di sporcarsi le mani e fare qualcosa.
Sono le azioni che compie ciò che definisce un uomo, molto più delle sue parole o delle sue lamentele.
A volte parli molto, a volte sei silenzioso. In ogni caso quando ti parlano tu ascolti davvero, non stai solo aspettando il tuo turno per aprire bocca.
Capita che ti dicano che sei un maschilista, ma non è vero. Non sei misogino, sei misantropo. Se provi disprezzo, lo provi per l’intera umanità, non solo per un genere. Dopotutto, se siamo nella situazione in cui siamo, è colpa di uomini e donne insieme, mica solo di qualcuno. Che poi le donne non siano capaci di parcheggiare e che gli uomini non siano capaci di capire i sottintesi dei discorsi è solo una generalizzazione e si sa. Come si sa che però ci indovina abbastanza. Accetti infatti i tuoi limiti: non capirai mai tutto quello che una donna può volerti dire se non ti mette in fila le cose come con un bambino di tre anni.
Hai delle opinioni e non ti interessa il politically correct: attento a non dire questo, attento a non fare quello, occhio che si incazzano le femministe, i comunisti, i fascisti, i neri, gli ebrei, gli italiani, i leghisti. Sai che c’è gente che vive per incazzarsi contro qualcosa, qualsiasi cosa, per cui te ne freghi.
Ti ricordi sempre però di non prenderti mai troppo sul serio, né di prendere troppo sul serio il mondo. A farlo rischieresti di ammalarti di depressione, mentre è molto meglio ridere in faccia alle avversità, che piegarsi e piangere.
Ti rendi conto infine che saresti stato fuori da ogni tempo in cui avresti potuto vivere, perché in nessun tempo e luogo potrebbe star bene chi non ama seguire il fiume.
Poi nemmeno tu sei perfetto e lo sai, nemmeno tu sei sempre forte e nemmeno tu sei sempre coerente. Sei spesso un idiota, sbagli, non riesci ad essere come vorresti, fai del male alle persone. Ma almeno ti rendi conto di cosa vorresti essere e ci provi. Hai un destino da inseguire, e non hai nessuna intenzione di farti sballottare dal vento e dalle maree. Vele spiegate e mano salda sul timone, per non dover vivere un’esistenza inutile e senza valore.
Se fallirai, quando fallirai, dovrai avere la forza di raccogliere i pezzi e ricominciare.
E quando la Morte ti verrà a prendere le andrai incontro ridendo, senza timore, perché avrai fatto quello che dovevi fare e avrai dato quello che avevi da dare.
Ma non te ne andrai docile in quella buona notte: brucerai e infurierai contro il morire della luce fino alla fine.