Ritorno a casa

ippArrivo sul Garda che è quasi l’alba. Sopra il lago la nebbia riluce spettrale e mi ritrovo a sorridere senza volerlo. Che spettacolo, proprio in questo giorno. Presto il sole sorgerà del tutto e il vento spazzerà via la foschia, facendo di questa l’ultima giornata quasi estiva prima dell’inizio del vero autunno. Il panorama grigio ispira una desolazione romantica che solo il Garda riesce ad avere: nessun altro lago in Italia è come questo. Probabilmente è una mia suggestione, però solo qui mi sembra di sentire davvero tutti gli ultimi respiri di quelli che sono annegati in queste acque: i suicidi e le vittime di incidenti, fortuiti e non proprio fortuiti. Solo qui mi sembra di poter inspirare e sentire dentro di me quello che resta delle loro vite spezzate. L’aria pare avere il sapore tormentato degli innamorati delusi e traditi, dei delitti commessi e mai confessati, del sangue innocente versato inutilmente. Questo sapore porta dolci ricordi e sento una vena di malinconia alla memoria dei giorni passati in cui ero più di quello che ora sono.

Cammino sulla riva e dopo un po’ mi tolgo le scarpe e lascio che l’acqua mi bagni i piedi. Non è ancora così fredda come diventerà nei prossimi mesi, ma mi dà lo stesso un brivido che è in parte fisico, in parte spirituale. La Morte abita questi luoghi.

Molto tempo è passato da quando frequentai queste sponde l’ultima volta. Molto è cambiato, molto è rimasto uguale. Le barche che solcano arroganti il Garda possono essere diverse, ma il tipo di uomini che le comanda è rimasto lo stesso. Generazioni sono passate, ma il richiamo del sangue scorre forte nelle vene degli abitanti del Garda. Posso avvertirlo e anche loro possono avvertire me. Mentre cammino sulla riva, ognuno di loro si rivolta nel suo letto, il sonno disturbato. Mentre io mi bagno i piedi e sento alle spalle il calore del sole che sorge, loro sentono un brivido, e si rannicchiano un po’ di più nelle coperte. Quando si sveglieranno, alcuni di loro ricorderanno incubi dal sapore ancestrale, in cui il sangue di animali e uomini veniva versato insieme nelle acque del lago. Altri ricorderanno le danze alla luce terribile dei fuochi sacrificali. Nessuno di loro racconterà quello che ha visto nei suoi sogni, disturbato da ciò che la notte gli ha portato. Nessuno di loro si renderà conto di avere avuto visione di ciò che fu il passato, in questo luogo a metà tra le montagne e l’acqua.

Continuo a camminare e a ricordare. Le acque di questo lago mi riportano ai fasti antichi e alle battaglie combattute sulle sue sponde, ai morti e al sangue consacrati a me, alla ricerca del mio favore. Dicono che i bei tempi non possano mai tornare indietro, ma io non sono d’accordo. Questa notte risveglierò i demoni che abitano i luoghi oscuri di questa regione, e insieme riporteremo il Garda ad un’epoca in cui il sangue scorreva a fiumi e in cui per questa gente uscire dopo il tramonto poteva significare la morte. Un’epoca in cui io regnavo, padrone incontrastato della notte.

Troppo tempo è trascorso dalla mia ultima venuta. Non ci sono più coloro i quali erano riusciti a scacciarmi, e il sangue dei loro discendenti è ormai perduto. Un moto di rabbia mi attraversa, al ricordo di come un branco di pescatori superstiziosi si era lasciato irretire dalle parole di un prete senza valore, ponendo fine al mio regno nel nome di una libertà non meritata. Per quanto il loro Dio fosse potente non erano riusciti però a fare altro che scacciarmi e indebolirmi. Io ero antico e camminavo su queste terre centinaia di anni prima che si sentisse parlare di Geova o di suo figlio. Era a me che si sacrificava, per poter navigare le acque del Garda senza pericoli. Il Garda, che una volta si chiamava Bènaco, “cornuto”, e che la gente moderna pensa si riferisca alla presenza di molti promontori. Rido tra me e me, e ringrazio gli Illuministi di aver strappato la plebe all’oscurità delle superstizioni. Non fosse stato per loro avrei faticato molto di più per riuscire a tornare qui. Era dovuto passare comunque lungo tempo, prima che riuscissi a riprendere le forze e recuperare almeno una minima parvenza di me stesso. Avevo dovuto nutrirmi del sangue e della paura di piccoli animali, all’inizio, provando disgusto per me stesso, ma non avendo altra scelta. La necessità non conosce orgoglio, e io mi ero dovuto abbassare a fare quello che era necessario. Solo dopo qualche tempo ero riuscito a cominciare a tendere agguati ai viaggiatori incauti e ai bambini rimasti a giocare fuori per troppo tempo dopo il tramonto. E dopo qualche tempo ancora ero riuscito a trascinarmi fuori nel mondo, e ricominciare pian piano a ricostruire la mia forza. Ora, dopo molto, sono finalmente pronto.

E’ l’ultimo giorno di ottobre e il sole ormai è alto, ma tra non molto inizierà a calare di nuovo. Non appena arriverà l’oscurità io potrò iniziare finalmente a riprendere possesso di ciò che era mio, e rendere questa notte così speciale ancora migliore. Almeno per me, in ogni caso.

Continuo a sorridere mentre cammino. Sono stato via a lungo, ma ora sono tornato. E non c’è niente come essere di nuovo a casa.

Lascio un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *