Estrae la pistola e si affaccia dalla finestra della sua camera. Nessuno in vista. Questo non significa che non ci sia nessuno che lo sta controllando, ma il pensiero non lo ferma. Anche se gli stanno tendendo una trappola sa benissimo che ne uscirà. Sa quali sono le sue abilità e una di queste, se così la si può chiamare, è il fatto di avere una fortuna sfacciata.
Forse dovrebbe smetterla però di presentarsi ogni volta col suo vero nome. I criminali saranno anche degli idioti, ma dopo un po’ le voci circolano. Mentre scavalca il davanzale e inizia a scendere dalla grondaia fa una promessa a se stesso: la prossima volta che gli chiederanno come si chiama lui risponderà Jim Connolly, oppure Tom Strand, o anche Homer Simpson, se capita. Tutto, ma non il suo vero nome. Ormai anche il più stupido dei suoi potenziali avversari sa chi è James Bond, e ultimamente si è ritrovato ad affrontare nemici sempre meno stupidi. La SPECTRE sta alzando i suoi standard anche per la bassa manovalanza, a quanto pare.
Visto che c’è, mentre in punta di piedi attraversa il giardino con la pistola in mano, fa un’altra promessa a se stesso: deve chiedere a Q un’arma migliore. Come possono pretendere che lui continui ad affrontare il Male con un’arma da donna, così poco potente e imprecisa? La prossima volta pretenderà almeno una Magnum, così se dovrà stendere un cattivo basterà sparargli un colpo solo per fargli saltare in aria un paio di organi vitali. Basta con lo svuotare caricatori addosso alla gente per poi vederli rialzarsi con una scrollata di spalle.
Attraversa il giardino incolume. Sembra impossibile, ma forse davvero nessuno ha pensato di tenerlo sotto sorveglianza. Ora è sufficiente che superi il muro di cinta ed entri nel condotto dell’aria che ha intravisto oggi pomeriggio, per entrare in quello che lui ritiene essere il quartier generale della SPECTRE.
Si arrampica, salta, corre e si infila nel condotto nel giro di pochi secondi. Deve però rimanere poi fermo per mezzo minuto, per riprendere fiato. Forse è il momento di iniziare a pensare a un cambio di carriera, più che a nuove armi. L’età avanza anche per chi si chiama Bond, anche se non ci avrebbe creduto cinque anni fa. Terza promessa della nottata: riflettere seriamente se chiedere il trasferimento dalla sezione 00 ad un’altra, magari con un’aspettativa di vita più lunga.
Troppe promesse, pensa mentre striscia faticosamente dentro al condotto. Vedi di rimanere vivo, intanto. Spegne i pensieri inutili e si concentra ad essere il più silenzioso possibile e a capire dove dirigersi, nell’intrico di tubi che compone quell’impianto.
La fortuna lo assiste di nuovo quando riesce a sentire in lontananza la voce di Blofeld, il capo della SPECTRE. Seguendo il suo udito Bond riesce ad arrivare di fronte ad una grata che sembra dare proprio sulla sala comando principale dell’organizzazione. Riesce a vedere su di un megaschermo la mappa del mondo, con tanti punti rossi a segnalare le città principali. Seduti a delle scrivanie, davanti ad altri schermi, pochi impiegati sembrano lavorare mentre Blofeld li arringa, passeggiando su e giù per la sala. Vicino alle porte blindate, invece, ci sono quattro guardie vestite di nero e con in mano dei mitra a canna corta.
Bond non riesce a capire bene di cosa stia parlando, ma certamente non sta predicando pace e misericordia. Smette di perdere tempo, sfonda con un pugno la grata e si lancia fuori senza esitare. Rotola a terra, mentre le guardie iniziano a sparargli addosso e lui sente i proiettili scavare solchi nell’aria a pochi millimetri dal suo corpo. Continua a muoversi e si lancia dietro ad una scrivania, che però riesce a proteggerlo solo per pochi secondi, prima di essere disintegrata dal fuoco ininterrotto dei mitra. James non è più lì quando quella cade a pezzi; si è già spostato, tentando nel frattempo di sparare ad almeno una delle guardie, ma colpendo solo il muro.
– Fermi, fermi! Cessate il fuoco! – Blofed urla alle guardie.
Queste obbediscono, ma solo dopo aver finito di svuotare i caricatori. Bond non si muove da dove è nascosto, dietro un’altra scrivania. Gli impiegati attorno a lui non hanno mosso un muscolo e sembrano perfettamente a loro agio. Certo che ne gira di gente strana a questo mondo.
– James, finalmente ti sei deciso a raggiungerci. Non ci speravo più. – Blofeld sembra davvero felice di averlo lì. – Lascia quella stupida pistola per terra ed esci con le mani alzate. Ho qualcosa da mostrarti e ti voglio vivo per apprezzarla appieno. –
– Se questa è la parte in cui ti vanti del tuo piano perfetto e mi sconquassi le orecchie con le tue vanterie, preferisco uscire con la pistola in mano e rischiarmela con le tue guardie. Non ne posso più di discorsi roboanti fatti da criminali di bassa lega come te. –
E si rende conto di non stare bluffando: preferirebbe davvero tentare il tutto per tutto e magari morire, piuttosto di sentire un altro discorso sulla dominazione del mondo.
Blofeld ride e dice:
– No, questa è la parte in cui hai finalmente una scelta. Vieni fuori, James, non ti farò del male. –
Riluttante, Bond esce allo scoperto, dopo aver lanciato lontano da sé la Walter PPK. Maledetta pistola inutile. Avanza a mani alzate verso il capo della SPECTRE, sempre sotto tiro delle guardie.
– Dimmi allora, Blofeld, di cosa stai parlando? –
– Parlo di questo, mio caro James – e indica il megaschermo. – Cosa vedi qui? –
Bond guarda con più attenzione, ma quello che vede è sempre la mappa del mondo, e un puntino rosso ad indicare ognuna delle città più grosse, in Africa, in Asia, in America, ovunque. Poi guarda ancora meglio e vede che i puntini non sono solo sulle città più importanti, ma anche in zone molto meno sviluppate del mondo.
– Che cos’è? –
– Questa, mio caro, è la vera Soluzione Finale a tutti i problemi della Terra. Non ti vengo a parlare di dominazione, oggi, né di conquista. Ho smesso di credere che siano queste le cose fondamentali della mia vita. Ho creato un’organizzazione mondiale e dal potere enorme, ma da qualche tempo mi sono reso conto di come tutto questo non abbia valore alcuno. Chiamalo un risveglio spirituale, se vuoi. –
– E a cosa ti saresti risvegliato, Blofeld? – Bond non riesce a nascondere il divertimento dalla sua voce, e nemmeno ci prova.
– Mi sono risvegliato alla consapevolezza, caro James. Consapevolezza che niente di tutto quello che si potrebbe fare potrebbe davvero risolvere il problema di fondo, e che spettava a qualcuno come me prendere e fare davvero pulizia. –
007 corruga la fronte a sentire certe baggianate. Se c’è qualcosa di peggio di un megacriminale con manie di dominazione mondiale è un megacriminale con manie pseudo religiose o morali.
Il capo della SPECTRE sembra avvertire il suo scetticismo e sorride.
– Ogni puntino che vedi su quello schermo, Bond, è una persona. Una persona con il potere di cambiare il mondo, ma non come dicono i messaggini motivazionali per fare felice la plebe. Ognuno di loro ha davvero in mano il destino del mondo, e io ho in mano ognuno di loro. –
– Continua. –
Blofeld sorride ancora.
– Non so come sia successo, ma una mattina mi sono alzato e mi sono reso conto che quello che stavo facendo non aveva nessun senso. Fra qualche mese compirò sessant’anni e se anche tutto dovesse andarmi benissimo, tra una ventina d’anni sarò morto comunque, e tutto quello che avrò conquistato sarà perso per sempre. Avrà senso tutto quello che ho fatto nella mia vita, in quel momento? O mi sarò reso colpevole di migliaia di crimini inutilmente? –
Blofeld si ferma, poi continua a parlare.
– Mi sono ritrovato a pensare a quello che mi sarei lasciato dietro e a quello che sognavo di fare quand’ero bambino. Tu non ci crederai, James, ma io sognavo di salvare il mondo da se stesso. Le cose poi si sono evolute in maniera diversa e ora io sono a capo della più grande organizzazione criminale della Terra, ma non era quello il progetto originale. E ripensandoci mi sono reso conto che il sogno di poter lasciare qualcosa di buono dietro di me era ancora là. Ma cosa? Donare tutti i miei soldi ad Amnesty International, Medici Senza Frontiere o associazioni simili? Fermare il terrorismo, facendo tabula rasa di ISIS e quant’altro? Avrei potuto, sai, se avessi voluto. Sarebbe stato difficile forse, ma non molto è oltre la mia portata. Avrei potuto fermare la fame nel mondo, avrei potuto fare interrompere alcune guerre. Avrei potuto, ma non l’ho fatto. –
Bond sta iniziando a perdere la pazienza. L’istinto lo porterebbe a tentare di saltare e riprendere la sua pistola e provare a fare fuori tutti in quella stanza, ma sa che sarebbe impossibile. Pensa di dare ancora un po’ di tempo al pazzoide, sperando in un colpo di quella fortuna che lo assiste sempre.
– Non ti distrarre, James. Lo vedo che pensi alla tua arma, ma è inutile. Rimani fermo e ascolta. Non sto divagando inutilmente. –
007 sorride a denti stretti e annuisce. Blofeld gli legge nel pensiero, sembra.
– Quello che mi ha fermato da fare tutte quelle cose è il fatto di sapere che sarebbero state inutili, o quanto meno avrebbero avuto benefici solo temporanei. Avrei potuto fermare il terrorismo, ma per quanto? L’avidità dei governi occidentali continua a devastare intere nazioni e uccidere migliaia di persone anche mentre ti parlo. Stupisce che nascano movimenti terroristici che prendono di mira i civili? Stupisce che non ce ne siano di più, dico io. L’ISIS è una banda di macellai che merita di essere distrutta, ma quanto tempo prima che ne nasca un’altra di uguale? E allo stesso modo, se anche potessi sfamare il mondo, per quanto tempo potrei sconfiggere la disuguaglianza? Il problema, James, è insito nella natura dell’Uomo. Non c’è speranza contro l’avidità e la violenza che si nascondono nel cuore dell’Umanità. Non ce n’è. –
Bond si ritrova ad essere affascinato dalle parole di questo pazzo. Suo malgrado, un’eco di quello che dice Blofeld sembra risuonare anche nella sua anima.
– Non sei stanco, James, di correre dietro sempre ad un nuovo nemico? Sembrano non finire mai, o sbaglio? E per cosa, poi? Per difendere della gente che ha in se stessa il vero nemico. Quella gente che sembra pensare di essere immortale e per la quale ha importanza solo il proprio piacere immediato, senza riflettere sulle conseguenze. Quella gente che continua a comprare diamanti per le proprie fidanzate e smartphone ai propri figli, fingendo di non ricordarsi che ci sono guerre in corso proprio per procurare loro quei minerali così falsamente importanti. Quella gente che continua a pensare che quello di cui si deve preoccupare è solo lo stipendio a fine mese, la partita di calcio, lo shopping e la nuova televisione. Nessuno di loro che pensa che quello che davvero è importante è fare in modo di non devastare ancora di più questa Terra e tutto quello che ci vive. Siamo forse più importanti noi di tutte le razze di animali che stiamo portando all’estinzione? Siamo più importanti delle foreste millenarie? Perché mai dovremmo esserlo? Siamo solo un’altra delle specie che vivono qui. E siamo quella più pericolosa. –
Il capo della SPECTRE si ferma di nuovo per prendere fiato.
– Per questo la conclusione a cui sono arrivato è che l’unica soluzione è spazzare via l’umanità dalla faccia della Terra. Non ci meritiamo questo posto e non ci meritiamo di continuare a vivere. Prima o dopo ci annienteremmo comunque da soli con una guerra nucleare, solo che in questo caso porteremmo con noi anche tutto il resto del mondo che non ha fatto niente di male. Io ho intenzione di porre fine a tutto questo in maniera molto meno cruenta. Ognuna delle persone di cui ti parlavo prima ha con sé una fialetta. Ognuna di loro è in debito con me e sa che l’unica cosa che può fare per ripagare tale debito è bere da quella fialetta quando glielo ordinerò, altrimenti io me la prenderò con tutta la loro famiglia. Pensano che quello che ingeriranno sia veleno, e quando non succederà nulla dopo che l’avranno bevuta riceveranno una chiamata che li informerà che sono stati perdonati e saranno premiati per la loro fedeltà. Continueranno quindi con la loro vita e infetteranno tutti quelli con cui verranno a contatto, creando una reazione a catena che porterà alla creazione di un’epidemia globale impossibile da controllare. Il virus che ho creato è qualcosa che rimane inattivo per due settimane, restando al contempo altamente contagioso. Dopo poco tempo però la malattia esplode e si rivela fatale nel giro di pochi giorni. James, nel momento in cui premerò quel bottone darò all’umanità una data di scadenza. Tra quattro mesi ogni uomo e donna a questo mondo sarà morto. Tra quattro mesi avrò liberato la Terra da quello che l’Uomo è oramai divenuto: un’infezione. –
Finalmente Blofeld tace, e Bond non può fare altro che fissarlo. Il capo della SPECTRE è veramente diventato pazzo. Se quel che dice è vero deve muoversi a tutti i costi ora, a costi di morire.
– So cosa stai pensando James, ma ti invito a rimanere fermo. Non voglio ucciderti e non voglio nemmeno ferirti. Voglio che tu capisca, voglio che tu approvi, voglio che tu scelga di stare dalla mia parte. Lo sai che quello che sto dicendo è vero, lo sai che sto facendo l’unica cosa possibile. –
Blofeld è ancora più fuori di testa di quello che sembrava. Pare davvero in cerca della sua approvazione, pare davvero che ne abbia bisogno. Ma Bond non può nemmeno considerare una cosa del genere, per quanto ci sia molto di vero nelle sue parole. Non aspetta più: si lancia verso la sua pistola, sperando nella sua fortuna, sperando nella cattiva mira delle guardie. Sperando.
Non arriva nemmeno vicino alla sua arma, prima di essere abbattuto dai proiettili dei mitra. Mentre sente la vita scorrergli via si ritrova stranamente a pensare a Moneypenny. Chissà dov’è, adesso. Si rende conto di come abbia sprecato alcune delle cose più belle che avrebbe potuto avere. Poi esala l’ultimo respiro e il buio lo avvolge.
Blofeld guarda amareggiato il suo più temibile nemico morire soffocato dal suo stesso sangue. Aveva davvero sperato che avrebbe potuto capire, aveva davvero sperato di non essere costretto ad ucciderlo così. Si scuote di dosso l’amarezza e va verso il quadro dei comandi. Non si ferma a pensare ancora a quello che sta facendo, ci ha già riflettuto abbastanza. Non si ferma ad avere dubbi. Preme il bottone che invierà il comando ai quattro angoli del mondo e poi resta a guardare il megaschermo mentre ad una ad una le luci passano dal rosso al verde, ad indicare la ricezione dell’ordine e la sua esecuzione. Un bel modo di festeggiare il trecentosessantacinquesimo giorno del 2015, non c’è che dire.
Il 2016, almeno per l’umanità, non durerà così a lungo.