Non era previsto che entrassi in gioco ora.
Il Blog è neonato, Dioniso ha la sua bella lista di cose da pubblicare e io non avrei dovuto entrarne a far parte ufficialmente fino a che non avessi imparato a pensare e a scrivere in maniera affilata come una lama. Non sono ancora un fine pensatore, né tanto meno un bravo scrittore, ma è successo qualcosa in questi giorni che mi ha costretto a prendere in mano la penna. E che ora mi costringe a pubblicare sul Blog.
L’argomento è la Libertà, e l’inizio di tutto parte da un film chiamato “The Interview”.
Premessa: questo film è una commedia d’azione americana e avrebbe dovuto uscire a Natale. Parla di come il presentatore di un programma di infimo livello con celebrità riesce ad ottenere un’intervista al Presidente della Corea del Nord. A partire da ciò poi si sviluppano varie situazioni, tra cui il fatto che la CIA contatta lui e il suo produttore per incaricarli di uccidere il dittatore. Il film è una commedia con qualche intenzione satirica nei riguardi dei nordcoreani e con un paio di battute anche sugli americani. Non è terribile, a volte si ride e alla fine si passano abbastanza bene quasi due ore. Non si tratta assolutamente di un capolavoro, in ogni caso.
Il casino si sviluppa quando i nordcoreani intimano alla Sony di non fare uscire il film perché offende il loro Presidente. A seguire un attacco hacker mette in ginocchio la casa di produzione, pubblicando migliaia di mail dei manager e del CEO. Dopo ciò arrivano anche delle minacce incredibili di non far uscire il film altrimenti ci saranno attacchi terroristici nei cinema dove la pellicola è proiettata, attacchi “in stile 11 settembre”. Ancora più incredibile è il fatto che la Sony si pieghi e decida di non far uscire “The Interview”. Non si sa di chi siano opera gli attacchi hacker, né le minacce, anche se si sospetta ci sia dietro il governo nordcoreano. Ad ogni modo la decisione della casa di produzione viene criticata da (quasi) tutti e alla fine questa decide di proiettare lo stesso il film in pochissimi cinema, con misure di sicurezza adeguate. Dopo ciò mette online l’opera per l’acquisto o il noleggio da casa. Ovviamente dopo mezz’ora “The Interview” è scaricabile da qualsiasi sito pirata del mondo, for free.
Ora, il mio discorso verterà su certe cose e me ne fregherò invece di chi ha fatto l’attacco hacker o della qualità del film.
Quello che a me interessa fare è un discorso più generale, che parte da quello che è successo con “The Interview”, ma si sviluppa in maniera più ampia. Non troppo però, perché quando si parla di Libertà ci si potrebbe allargare fino a discutere dell’intera umana esistenza.
Inizio quindi da quello che mi costringe a scrivere.
A me dà fastidio che uno mi obblighi a fare o a non fare qualcosa. Soprattutto quando si tratta di libri o film o musica io odio che qualcuno si arroghi il diritto di impedirmi di leggere, vedere o ascoltare qualcosa. O al contrario che mi costringa a leggere, vedere o ascoltare qualcos’altro. Io seguo i miei gusti e quando posso tento di esplorare al di fuori delle mie preferenze. Nel caso del film in questione, avevo già in programma di fare una capatina al cinema per vedere cosa si fosse inventato questa volta Seth Rogen. Quando poi ho letto che non avrei potuto farlo per colpa del terrorismo informatico e che forse dietro c’erano i nordcoreani, la prima cosa che ho pensato è stata cazzo di stronzi, nuclearizziamo Pyongyang.
Ma siamo fuori di testa? Farsi intimidire da dei fottuti terroristi? Un branco di teste di cazzo impedisce al mondo intero di vedere un film perché prende in giro il dittatore del loro paese? Paese di cui, tra parentesi, nessuno si interesserebbe manco morto se non fosse che codesto dittatore in preda a seghe mentali ogni tanto minaccia di far saltare in aria qualcosa con le sue bombe nucleari.
Questa cosa mi suonava di assurdità, eppure era vera. Non potete immaginare quanto il mio fastidio fosse a livelli stratosferici per questo discorso. Non ho riflettuto molto all’inizio su questo fastidio così esagerato, sapevo solo che mi urtava i nervi pensarci. Poi l’altro giorno ho capito qual era il problema di fondo: tutto ciò era un attacco alla mia libertà. E’ una cazzata forse (ripeto, non è che il film sia un capolavoro e non è che se non lo avessi mai visto ora sarei una persona diversa), ma è comunque una limitazione alla mia libertà di vedere e fare quello che voglio. E’ da qui che poi sono giunto a pensare ad altre cose.
L’Idea di Libertà e l’Idea di Giustizia per me sono intrinsecamente connesse. E’ giusto che io sia libero di fare quello che voglio, almeno fino a quando la mia libertà non lede quella degli altri. E non è giusto invece che io con le mie scelte chiuda delle alternative ad altre persone. Per cui se tu mi impedisci di vivere come decido io, è giusto che io mi ribelli e ti spacchi la faccia.
Da questo però consegue anche un’altra cosa: per quanto Libertà e Giustizia siano intrinsecamente connesse, sono anche intrinsecamente contrapposte. Se esiste un’Idea assoluta di Giustizia, allora se io vedo qualcosa che non è giusto dovrei poter intervenire per impedirlo. Da qui ne consegue che quando, come l’altro giorno, vedo una famiglia islamica al parco e vedo l’uomo che alza le mani sulla sua donna, io dovrei poter intervenire e spezzargli le braccia. A questo punto però entra in gioco l’altro discorso: nella loro cultura, per come sono cresciuti, forse quello che fanno è giusto e il mio intervento sarebbe una limitazione della loro libertà.
Allo stesso modo se io vado in Spagna, quando voglio posso vedere una corrida. Quando voglio posso vedere lo sfruttamento della sofferenza del toro ai fini dello spettacolo: posso vedere questa bestia fiera e potente piegata dalle armi degli uomini, ferita e infine uccisa. E per quel che riguarda la mia idea di Giustizia, dopo aver visto uno simile show prenderei torero, organizzatori e spettatori e procederei a infilzerei le palle a tutti. Però per la cultura spagnola questo spettacolo è perfettamente normale, e proibire un simile spettacolo sarebbe una limitazione della loro libertà.
Forse quindi non esiste un’Idea assoluta di Giustizia e dovremmo attenerci invece al fatto che finché io non ledo la tua libertà posso fare quello che voglio. Ma se il mio Paese decide che una parte della sua popolazione deve morire perché “inferiore” e a questo scopo chiude milioni di persone in campi di concentramento e poi le uccide con il gas e le brucia? Il mio Paese non sta limitando la tua libertà, per cui tu devi farti i cazzi tuoi, giusto?
No, non è giusto.
Questa idea che le scale di valori siano relative è quello che ci ha portato dove siamo ora, e cioè in un Sistema dove i Valori non esistono più, da quanto relativi sono. Ad un certo punto l’idea di Giustizia e di Libertà si fondono: non è giusto che tu faccia quello che fai, per cui io sono libero di farti il culo.
Non me ne frega un cazzo se nella tua cultura tu sei libero di malmenare la tua donna perché lei è una tua proprietà: non è giusto, e per questo io dovrei essere libero di legarti le braccia dietro la schiena e gettarti in pasto ai maiali.
Non me ne frega un cazzo se nella tua cultura tu sei libero di ammazzare animali con la scusa della caccia e lo consideri uno sport: non è giusto, e per questo io dovrei essere libero di infilarti quel fottuto fucile in culo.
Non me ne frega un cazzo se nella tua cultura quello che ormai viene considerato giusto è essere il più furbo, quello che riesce ad approfittare delle situazioni e delle persone nella maniera migliore per il suo tornaconto: ognuno dovrebbe guardarsi allo specchio, prendersi a calci in culo da solo e cominciare davvero a fare solo quello che è giusto.
E cos’è Giusto, a questo punto, se c’è qualcosa che si possa definire tale in maniera assoluta?
Io so una cosa e una cosa sola: se quello che faccio provoca della sofferenza a qualcuno, allora quella cosa non è giusta. Da qua si potrebbe cominciare a parlare di sperimentazione animale, di vegetariani e vegani, di amore, di amicizia, ma qui si entra nel campo dei grigi e delle scelte etiche che ognuno di noi deve fare, e io al momento voglio restare nel campo del Bianco e del Nero. Se quello che faccio lede la tua libertà, non è giusto. Se quello che faccio ti provoca del male, non è giusto. Tutto il resto necessita una valutazione caso per caso e non può esistere una regola. Ammazzare non è giusto, ma l’eutanasia può esserlo. Rinchiudere una persona da qualche parte non è giusto, ma se sei un tossicodipendente devo farlo, se voglio salvarti da te stesso.
E’ ovvio che nella vita ci siano scale di grigi, ma in questo fottuto mondo sembra che tutto ormai sia solo grigio e non ci siano più punti di riferimento nella nebbia. Questo però non è vero: il Bianco e il Nero sono sempre là, basta guardare, e ogni scelta che compi ti porta in una direzione o nell’altra. Sta a te renderti conto di quanto ogni decisione sia importante, e verso dove vuoi dirigere la tua vita. E’ questo che può rendere il mondo intero un posto migliore o peggiore: ogni scelta di ognuno di noi dovrebbe essere cosciente perché è un passo verso l’inferno o verso il paradiso. Finora però stiamo continuando a camminare allegramente ad occhi chiusi verso le fiamme: forse sarebbe il caso di aprirli, no?
Comunque, per tornare a monte: degli stronzi hanno tentato di impedire di vedere un film al mondo intero per ragioni idiote. Ora quel film è più famoso di quanto lo sarebbe mai stato senza tutto questo casino, e sarà visto da più persone di quante lo avrebbero mai guardato se gli stronzi si fossero fatti i cazzi loro.
Mi sembra che qui una certa Idea di Giustizia si sia fatta largo da sola.