Fuck the System… o no?

Se rispetti le regole sei un coglione.

No, mettitela via. Sei proprio un coglione.

Basta che ti guardi in giro, dai. Chi non le rispetta è il vero figo, qua. Chi fa il furbo. Chi trova la scorciatoia. Chi salta la fila. Chi si fa largo sulla scala sociale a forza di raccomandazioni e amicizie. Chi se ne fotte degli altri e mette se stesso al primo posto.

Quelli vanno avanti, non tu.

Se non rispetti le regole sei disruptive. Sei uno che pensa con la sua testa. Sei più avanti degli altri, il più furbo, il migliore, il lupo in mezzo a un gregge di pecore, il filosofo sopra la massa di idioti asserviti al sistema, l’unico con la verità in mano, quello che non si fa imbrogliare dai poteri oscuri.

Sei Steve Jobs. Sei Axl Rose. Sei Gesù. Sei Netflix.

Se rispetti le regole invece sei Steve Carrell in 40 anni vergine. Sei Neo in Matrix prima di scoprire di essere il predestinato. Sei Orietta Berti prima di Fedez. È evidente che non ti conviene, dai. Guardati attorno, fatti un esame di coscienza.

Questa è la narrativa predominante che gira negli ultimi anni, e questa è la narrativa che ha permesso la situazione in cui siamo ora…

…che è una merda, se mi consenti il termine.

Basterebbe del buon senso per riportarla a posto?

Io però ho smesso di credere definitivamente al buon senso nel 2020. Non che prima ci credessi molto. Non so se neanche quelli che si appellano a questo fantomatico buon senso ci credano davvero, a dir la verità. Qui, e in molti altri paesi, questa caratteristica è leggendaria come gli unicorni e i cannoli siciliani che fanno dimagrire.

Da metterci la firma, peccato che non esistano.

Una volta, tanti e tanti anni fa, c’era un reame in cui la maggior parte delle persone seguiva le regole, mentre alcuni le infrangevano e alcuni le piegavano.

In quel reame, chi le infrangeva andava in galera, chi le seguiva o trovava il modo giusto di piegarle, prosperava, era felice e diventava un esempio per gli altri.

Poi andò tutto a puttane.

Ora, in questo reame, la storia è diventata che se segui le regole sei uno schiavo del sistema, se te ne tiri fuori sei uno dei migliori e la vita ti premierà. Bianco o nero.

Peccato che, se c’è una cosa che ho imparato nella mia lunga vita, è che non esiste mai il bianco e il nero.

Intanto non esiste la persona perfettamente “ligia alle regole” o perfettamente “contraria”. Nemmeno i santi erano ligi alle regole, e anzi spesso andavano contro tutto quello in cui si credeva. E anche chi rompe la maggior parte delle regole, a qualcuna obbedisce. Uno, perché probabilmente è in galera e quindi gli tocca. Due, perché anche quando sei il “ribelle anti-tutto”, ti conformi comunque ad altre regole non scritte. Perfino i punkabestia sono vestiti tutti uguali e hanno tutti un cane pulcioso ad accompagnarli.

Però la storia che gira è sempre quella di uscire dalle regole precostituite, di crearsi il proprio mondo, di farsi la vita secondo ciò che ognuno pensa sia giusto.

Peccato che quello che ognuno (generico e inclusivo) pensa sia giusto di solito sia una stronzata, anche per colpa di quello che i media e i social ti vendono come reale e invece non è.

Steve Jobs non ha mai finito l’università! Perché dovrei finirla io?

(Perché sei una capra, magari?)

Mio nonno ha fumato fino a 90 anni ed era sano come un pesce! Cosa vuoi che mi faccia?

(Niente, se hai un culo pazzesco come tuo nonno. Tutto, in caso contrario.)

La mascherina mi ruba ossigeno al cervello, io non me la metto!

(Certo, infatti gente come chirurghi e infermieri, che per lavoro si mettono quelle maschere per tipo 9 o 10 ore al giorno, dopo qualche anno devono cambiare lavoro perché gli sono morte troppe cellule cerebrali, giusto? Mi sa che a te l’ossigeno al cervello è mancato da piccolo…)

È da questa narrativa (“ognuno è giusto che si faccia la regole per sé”), che nascono i problemi, che nascono gli estremismi, che nascono le teste di cazzo.

Se ti ribelli sei nel giusto a prescindere, senza nemmeno guardare a cosa ti ribelli.

Secondo questa logica, però, i terroristi dell’Isis sono nel giusto, no?

Magari, solo magari, certe regole esistono per un motivo, tipo il bene comune. Rispettarle o non rispettarle è quello che fa la differenza tra un mondo che funziona bene e uno in cui le cose pian piano vanno sempre di più verso il baratro del cambiamento climatico irreversibile, delle crescenti differenze tra ricchi e poveri, delle epidemie incontrollate, del populismo e di tanto altro schifo.

Ah, dici che il nostro è il secondo caso? Allora siamo nella merda.

Eppure mi guardo attorno e vedo che le cose possono funzionare.

Guardo i paesi in cui si usa il buon senso, in cui si capisce che le regole sono un bene per la comunità e le si rispetta, in cui la comunità è al primo posto per tutti, e vedo paesi felici, prosperosi. Penso all’Australia, penso al Canada, penso al Nord Europa.

Guardo invece i paesi in cui le regole sono viste con sospetto, in cui chi è furbo è il migliore ed è da prendere a esempio, in cui la comunità è un fastidio e solo IO sono importante e vedo paesi dove la felicità è un ricordo da guardare con nostalgia e la vita tende sempre di più alla tristezza e al disastro. Penso all’Italia (ma va?), ma anche agli USA o a uno qualsiasi dei paesi dell’America Latina.

Per cui mi chiedo: è così difficile fare una valutazione sensata delle regole che ci vengono imposte e capire che la maggior parte hanno senso e vale la pena per tutti rispettarle?

Probabilmente sì.

Che se poi guardi bene, chi arriva a risultati davvero alti non è mai privo di regole, anzi, se ne impone lui stesso di ulteriori, ancora più rigide, per diventare quello a cui ambisce.

Pensa alla differenza tra Balotelli e Ronaldo (e lo dico io che di calcio so poco).

Da una parte il cattivo ragazzo con il super talento, che fa della sregolatezza il suo stile di vita. Sai com’è andato a finire? È in Turchia in una squadra che boh.

Dall’altra uno che di regole se ne è autoimposte quasi troppe, dall’alimentazione, agli allenamenti, al comportamento fuori dal campo. Sai com’è andato a finire? È uno dei più grandi campioni e businessman del mondo, con una carriera costellata di successi che non accennano a diminuire.

Netflix stessa, l’azienda che si spaccia per essere senza regole, in verità si rivela non essere così all’acqua di rose: se ti leggi il libro del suo fondatore, capisci che alla fine le regole ci sono lo stesso, solo che sono basate sul buon senso.

Attraversare sulle strisce ti aiuta ad arrivare vivo dall’altra parte della strada.

Pagare le tasse (anche se fa schifo) ti aiuta ad avere quei servizi che dai per scontato, ma che non lo sono per niente.

Lasciar uscire dal treno chi deve scendere e solo dopo salire, evita di creare ingorghi di gente.

Non commentare o occuparti di cose di cui non sai niente e di cui hai letto tre articoli nell’Internette, scritti da chissà chi, con dati interpretati chissà come, e di cui avrai capito forse la metà, aiuta a non diffondere disinformazione e fare danni che possono essere irreparabili.

Alcune regole hanno senso di esistere e di essere rispettate.

Sono l’ultimo che può dire di essere rispettoso sempre e di tutto, anzi. Ma penso sia importante capire che certe regole (scritte e non scritte) esistono per un bene comune che va oltre al nostro individuale, ma che spesso lo comprende in sé. Evitare di metterti alla guida ubriaco, per esempio, protegge anche te, oltre agli altri.

Invece di questionare regole giuste, cominciamo a guardare a quelle non scritte ma dannose, che però ci fanno così comodo che facciamo finta di niente.

Guardiamo al sistema che ci impone di comprare, comprare, comprare, causando lo sfruttamento di almeno mezza umanità e la distruzione dell’unico pianeta in cui viviamo.

Guardiamo alla società che abbiamo creato, che ci obbliga a correre come dannati pur di sopravvivere, e per cosa? Per dimenticarsi poi degli ultimi e dei più deboli quando sarebbe invece possibile aiutarli tutti.

Guardiamo al sistema che considera inutile e quasi vergognoso se dedichi il tuo tempo a qualcosa (come l’arte, ad esempio) che non ti porta un guadagno monetario.

Guardiamo al fatto che i contadini che producono il cibo che ognuno di noi porta in tavola sono ovunque l’ultimo anello della catena economica e i più vessati e tartassati.

Queste sono le regole, scritte o non scritte, contro cui dovremmo lottare.

Quindi, la conclusione di tutto questo?

La conclusione è: cazzo, ragiona!

Le regole che stai consapevolmente (o inconsapevolmente) seguendo o rompendo sono utili al bene comune e non solo al tuo individuale?

Se è così, seguile! Ne verrà del buono anche per te.

Se non è così, capisci invece come aggirarle per portare del buono a te e alla tua comunità. Non farti fregare da ciò che passa per buono, ma non lo è. Non guardare a quello che fanno gli altri come esempio di vita (a meno che passare le domeniche nei centri commerciali, sfondarti il cervello di reality show o credere ai politici sia la tua aspirazione più grande), ma ragiona, pensa, usa il cervello.

Poi agisci, e agisci bene.

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