Stavo per scrivere un pezzo incazzato e rantolante sullo stato del Mondo, dell’Europa e dell’Italia.
Avrei parlato di corruzione, di mafiosi, e di un leader vero, qualcuno a metà tra Mussolini e Gandhi.
Avrei parlato di autarchia, di ecologia, di sostenibilità, di vegetarianesimo, di inquinamento. Avrei parlato di acqua pubblica che, non si capisce come, è diventata di nuovo privata.
Avrei parlato di giustizia sociale, di discriminazione, di omofobia, di religione e di terrorismo.
Avrei parlato degli agricoltori, e di come siano rimasti intrappolati in un sistema che li fotte ogni giorno di più. E di come ognuno di noi si stia facendo intrappolare a sua volta nello stesso sistema.
Avrei parlato anche di quanto sia vera quella citazione (“ogni cosa che possiedi alla fine ti possiede”). Avrei parlato di idoli e idiozia, di arroganza, di umiltà.
Avrei parlato, avrei ringhiato, avrei fatto il populista.
Poi però mi sono detto: chissenefrega?
Per cui alla fine ho deciso di dire solo una cosa, che non c’entra un cazzo e c’entra tutto.
Quando tornerete dalle ferie e vi piazzerete al vostro solito posto nella società, e lo sentirete stretto e vi farà male e vi toglierà il respiro, NON chiedetevi perché.
NON chiedetevi perché fate quello che fate, perché succede quello che succede, perché una cosa è fatta in una certa maniera e non in un’altra, perché non si può cambiare. Fate tutto quello che volete, ma NON chiedetevi MAI il perché.
Quando avrete finito di non chiedervi perché, ASSOLUTAMENTE NON iniziate a pensare che forse le cose potrebbero, dovrebbero cambiare e NON iniziate a farvi un’altra domanda.
Come?
E dopo tutto questo, NON muovete il culo e NON iniziate a darvi da fare.